Envato e l’Iva europea, una mera questione burocratica?
Se internet è il tuo pane quotidiano conoscerai sicuramente Envato, o per meglio dire Envato Pty Ltd, la società australiana che gestisce, come scrivono sul loro portale, un ‘ecosistema creativo di siti’ che include ThemeForest e CodeCanyon, per citarne due.
La società ha più di 4 milioni e mezzo di iscritti e gli importi totali delle compravendite degli articoli, siano essi temi per wordpress, file audio o fotografie, non sono da meno.
Con queste cifre in ballo, capisci che qualsiasi cambio di normativa che regolamenta in maniera differente le transazioni, scambi che avvengono in un mercato globale che interessa diversi Stati di diversi continenti, diventa una faccenda di non poco conto.
Envato e l’Iva europea
Cosa è successo di recente da creare lunghe discussioni sul forum dell’azienda australiana? Nel 2015 cambieranno le regole europee che interessano il commercio elettronico diretto, nello specifico le regole per le prestazioni B2C ossia Business to Consumer.
Lo so, sei ancora frastornato dal cambio di regime fiscale che avverrà l’anno prossimo (leggi il mio articolo ‘Regime forfettario del 2015, scopri la verità’ per capire di cosa parlo) ma ci sarà anche questo cambiamento, quindi cerchiamo di far luce sulla faccenda.
Come ho scritto, dal 1 gennaio 2015 vi saranno regole diverse per le transazioni di commercio elettronico rese da contribuenti con partita iva ai privati. Nello specifico cambierà il fatto che le prestazioni si considereranno effettuate nel luogo in cui chi riceve le prestazioni ha domicilio o residenza abituale.
Non è una cosa di poco conto, perché oggi e fino al 31 dicembre se tu, contribuente italiano, vendi un servizio internet ad un cliente privato spagnolo ad esempio, applichi le regole Iva italiane. Applichi l’Iva, la incassi dal cliente e la giri allo Stato, punto.
Dal 1 gennaio 2015 varranno le regole Iva di ciascuno Stato europeo, quindi per fornire nuovamente il servizio al tuo affezionato cliente spagnolo dovrai identificare la tua attività presso il fisco Spagnolo e versare l’Iva imposta da quel Paese.
Per questo motivo l’Agenzia delle Entrate ha creato il MOSS, il Mini One Stop Shop, un portale che serve per registrare la propria attività lavorativa, comunicare le transazioni avvenute con soggetti privati europei e versare l’Iva relativa. Ne ho già parlato in questo post: MOSS dal 2015 per i servizi elettronici.
Il problema di Collis
Ok, hai capito le nuove regole del 2015 ma Envato? Le transazioni devono essere comunicate non solo da chi vende e compra all’interno della Comunità Europea ma anche dai soggetti extra-Ue che dovranno scegliere uno Stato europeo dove identificarsi per poter commerciare con soggetti privati in Europa e per poi versare l’Iva dovuta a ciascun Paese di residenza degli acquirenti.
Finora le grandi aziende estere tipo Adobe, Apple, Amazon e via dicendo hanno aperto sedi in Irlanda e Lussemburgo, Paesi che garantivano una bassa tassazione ed anche una minore imposta da versare sulle transazioni con i privati. Ora che l’Iva dipenderà direttamente dal Paese dell’acquirente non avranno più vantaggi in tal senso.
Tornando a parlare dell’azienda australiana, l’applicazione dell’Iva europea sui temi venduti porta ad incassare e gestire una mole non indifferente di imposta da versare. Non solo, l’azienda dovrà anche recepire i dati di ogni singolo cliente per identificare correttamente i soggetti privati che devono pagare l’Iva ed i soggetti business ai quali non si applica l’imposta. Tutti i dati poi dovranno essere mantenuti per 10 anni come prevede la legge ed ovviamente i dati dovranno essere trattati secondo le norme della privacy. Insomma, quello che ogni impresa italiana fa da sempre 🙂
Questo fa capire come le prime risposte di Collis Ta’eed, CEO di Envato, fossero del tipo: ‘sono gli autori dei temi che vendono direttamente ai clienti, noi forniamo solo un servizio’. Il problema sta nel fatto che è Envato che incassa tutti i compensi sui temi, non chi li crea. Di fatto quindi è un seller a tutti gli effetti e dovrebbe sottostare alla nuova disciplina europea.
Il capo di Envato ha promesso aggiornamenti prima del 2015, aspettiamo a vedere cosa deciderà, penso dopo opportune riunioni con consulenti europei per trovare la soluzione meno dolorosa…
Travolto dai cambiamenti in atto? Non perderti nella rete, rivolgiti ad un consulente che possa aiutarti a pensare solo al tuo lavoro e non alle beghe fiscali. Posso suggerirti un nome? 🙂
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Photo by DAVID ILIFF. License: CC-BY-SA 3.0
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Buongiorno,
ma questo varrà anche per non applica IVA nel proprio paese di residenza?
Faccio un esempio, un italiano con regime dei minimi oppure un inglese che non versa l’IVA, perché non supera le 81000£ annuali (non ricordo se sia la soglia corretta), dovrà comunque versare l’IVA nel paese in cui vende o fornisce il proprio servizio?
Un saluto
Come ho scritto varrà per tutti coloro che lavoreranno con clienti senza partita iva stabiliti in Europa.
Cordiali saluti
Se io non eseguivo fattura fiscale ma semplice ricevuta non cambierà niente, questo però nei regimi dei minimi.Questa normativa è una vera porcata made in Eu, questo non per due motivi, la privacy delle persone (due prove non contraddittorie di residenza) che acquistano e voglio dunque vedere come farà paypal (fino a 2500 euro non si da alcun documento per aprire un conto) a sistemarsi per il 1 gennaio ; il secondo motivo è che non esistono solo i colossi, google, amazon, ma migliaia di persone che vivono di web, ottimizzatori, sem, consulenti e poi tutti i banner pubblicitari, la mole di lavoro amministrativo/burocratico sarà enorme, come possono star dietro a tutto e soprattutto se si apre un contenzioso come ne escono se si tratta di due paesi che non si devono nulla?
Alessandro, la soglia per far scattare l’obbligo di registrazione della propria attività nel Regno Unito è proprio 81.000 sterline. Coloro i quali si sono attivati di più per fare pressione contro questa aberrazione di legge sono proprio i britannici ai quali è sembrata assurda l’assenza di una soglia ragionevole prima di sobbarcarsi oneri e costi che tale legge comporta, inclusa la registrazione della propria piccola attività nel paese del compratore per la vendita anche di un solo ebook in un paese dell’Unione.
La cosa che a me pare assurda, inoltre, è che noi in Italia abbiamo un problema simile già di nostro. Infatti, la nostra legge, parimenti a questa dell’UE, ci sottopone all’onero di registrare una neonata, piccolissima, attività produttiva, senza tenere minimamente conto di una soglia minima di introito, ma solo dell’aleatorio criterio di attività professionale non occasionale. Se io vendo un template su un marketplace, per la legge italiana dovrei avere una P.ta IVA, non importa se quel prodotto mi ha fruttato 30.000 o 5.00 euro! Che il regime si chiami dei minimi, nuovi, vecchi, forfettario, e chi più ne ha più ne metta, non aiuta minimamente la situazione del freelancer italiano.
Io invece vorrei capire una cosa. Io ho partita Iva ormai regime ordinario, ma sul sito di envato ho provato ad inserirla ma non l’accettano. Vogliono la Patita Iva comunitaria cioè quella con l’IT davanti. Quindi dovrei cambiarla? come? e soprattutto cosa porterebbe questo cambiamento?
Il numero di partita iva è sempre il suo, l’IT indica solo la sigla del Paese. Non deve quindi fare nessuna variazione.
Proprio oggi ho acquistato un template da Envato e ho pagato l’iva in più.
Rispetto a prima ovviamente costa tutto di piu, ma mi chiedevo se questo mi permetterà di scaricare il costo in fase poi di dichiarazione dei redditi, come costo aziendale di attività, e non dover fare il modello intrastat per dover versare l’iva?
Chi ha il regime dei minimi come si deve comportare per gli acquisti su questo market?
Se ha partita Iva deve comunicarla ai suoi fornitori europei per non far applicare l’imposta in fattura, se lo hanno fatto non è corretto, perché l’hanno considerata un soggetto privato. Consulti il suo commercialista per sapere cosa fare.
Cordiali saluti
Io non ho capito bene….mi trovo a voler comprare un tema wordpress su Envato Market, ma non per un lavoro ad un cliente, per archiviarlo e usarlo semmai per un cliente futuro. Io ho partita iva con regime dei minimi, cosa mi comporta inserire il numero di partita iva in fondo al pagamento del tema?
Se comunica il numero di partita Iva ad un fornitore europeo, lo stesso non addebiterà l’Iva in fattura. Se acquistasse il tema come privato, date le nuove regole in vigore dal 2015, il fornitore (nel suo caso Envato) aggiungerebbe l’Iva italiana al 22%.
Cordiali saluti
Ciao Fabio. Perdona la mia ignoranza ma non riesco a capire una cosa. avendo l’intenzione di creare materiale da vendere, poi, tramite Envato, come dovrei dichiarare l’eventuale cifra che mi rilascerebbero? Tenendo in considerazione che lavoro come freelance con ritenuta d’acconto…..grazie
Si dovrebbe verificare la compatibilità della attività di vendita con l’attività che svolgi ora. I freelance sono generalmente lavoratori autonomi che offrono consulenza, non vendita di prodotti e servizi.
Se servisse, potrei offrire consulenza sull’argomento previo appuntamento.
Forse la definizione di freelance in termini di consulente e non di colui che vende il proprio lavoro o servizi è un’appropriazione della parola da parte della convoluta burocrazia italiana.
Consultando l’Oxford Advanced Learner Dictionary, ho trovato questa definizione, che mi sembra molto più attinente alla realtà del mondo freelance così come le nuove tecnologie e Internet lo hanno trasformato (già da un pezzo oltretutto):
“to earn money by selling your work to several different organizations”.
O ancora:
“by selling your work or services to several different organizations rather than being employed by one particular organization”.
Per i web designer, ma anche per chi scrive per il web, complementare il servizio con la vendita di temi o libri elettronici tramite le varie piattaforme disponibili è diventato talmente comune, che distinzioni tradizionali come tra beni e servizi, o tra consulenza e servizi, sono obsolete.
Peccato che le politiche fiscali dei vari paesi, soprattutto europei (tranne il Regno Unito dove regna sovrana la semplicità) neanche si accorgano dell’impasse in cui versano i piccolissimi freelance del web che fanno del loro meglio per rispettare le leggi ma che non hanno il capitale da investire in commercialisti specializzati nel marasma tributario internazionale.
Penso che il suo commento si riferisse alla mia risposta precedente, dovuta al fatto che in Italia i codici attività comunemente usati per il web vengano associati ad attività di impresa e non di lavoro autonomo, con tutto ciò che la cosa comporta: iscrizione alle Camere di Commercio, contributi fissi annuali ecc.
Sono d’accordo con lei, uno dei mali principali è la burocrazia. Per quanto si parli di Europa unita, vi sono ancora molte differenze tra Paese e Paese in termini di regole da seguire e questo, per chi lavora via web, è deleterio.
Sul discorso del capitale da investire, ritengo esistano buoni e cattivi investimenti. La spesa per un commercialista può valere come l’acquisto del computer che il freelance usa per lavorare ed esistono modelli ben più onerosi del compenso annuale di un professionista.
Cordiali saluti
Grazie, articolo e commenti utilissimi. Finalmente ho capito la ragione di questo cambiamento. Una delle altre questioni burocratiche farraginonse è la gestione/dichiarazione di acquisti intracomunitari. Esempio, con i minimi, se si acquista fuori dall’unione europea la procedura è meno complicata. Se invece acquisto un bene o servizio dalla Germania serve compilare l’Intrastat, non è una passeggiata.
Buona sera Fabio,
sto acquistando un Tema su Envato con partita IVA. Come hai riportato tu nell’articolo (molto interessante, complimenti!) e nei commenti, il fornitore (Envato) non aggiungerà l’Iva italiana del 22% sul mio acquisto.
Però, a seguito dell’acquisto, io sono tenuto a trasmettere/versare qualcosa a qualcuno?
Grazie,
Sandro
Salve Sandro, per gli acquisti intra ed extra UE vi sono adempimenti specifici da porre in essere. Consiglio di contattare il suo consulente che saprà cosa fare anche in base al suo regime fiscale.
Cordiali saluti
Praticamente per chi è nei regimi dei minimi (e non solo) non conviene fare un acquisto con la partita iva ma come utente normale.
Il mio commercialista per fare il modello intrastat mi chiede 80€,
se devo acquistare un plugin o tema su envato a 50$ … è più spesa che impresa…