L’Europa si accinge a cambiare le proprie regole in materia di privacy e protezione dei dati personali, al fine di armonizzare la normativa tra i vari Paesi che fanno parte dell’UE.
Saranno interessati tutti i soggetti che trattano dati relativi alla clientela ed al proprio personale. Sicuramente in prima
linea vi saranno le società di telecomunicazione e i big della rete che dovranno rivedere i propri documenti sulla sicurezza.
Proprio in questi giorni sulla home di Google è presente il link attraverso il quale si accede alla pagina in cui la società spiega di aver rivisto i termini di servizio e le norme sulla privacy, eliminando le 60 diverse norme e creandone un’unica nuova.
La normativa privacy interessa da vicino coloro che offrono servizi cloud. Il salvataggio del dato può avvenire su server dislocati nel mondo a cui dovrebbe corrispondere l’adempimento e l’adeguamento delle misure sulla privacy in base al Paese in cui si trovano i dati. Si teme che norme restrittive circa la localizzazione dei dati in ambito nazionale (e l’obbligatoria creazione di infrastrutture adeguate in ambito nazionale e non alll’estero) per adempiere a quanto previsto da norme europee potrebbe rallentare l’evoluzione del cloud.
Uno dei temi rilevanti è il cosidetto ‘diritto all’oblio’ cioé il diritto di ottenere la cancellazione dei dati personali che non sono più necessari ai fine del trattamento. Se ne è già discusso in passato a proposito dei social network ed in particolare per Facebook. La società è stata chiamata a novembre a rispondere davanti al commissario europeo della privacy in Irlanda.
Altro temi riguardano l’obbligo di comunicare tempestivamente la perdita dei dati entro 24 ore dall’avvenimento e l’obbligo di avere esplicite forme di consenso dagli utenti nelle operazioni di archivio dei dati che in caso di negazione dovrebbero essere immediatamente cancellati.
Considerando che le moderne aziende del web basano quasi tutti i ricavi usando le informazioni dei propri utenti, si avrebbe sicuramente un’enorme contrazione dei ricavi nel breve periodo anche se il Commissario Viviane Reding ha chiarito che una semplificazione legislativa consentirà di risparmiare dai due ai tre miliardi di euro derivanti dalla richiesta di documenti e pratiche di consenso all’utilizzo dei dati.
Dovrebbero essere implementate tecnologie che riducano al minimo il periodo di conservazione dei dati di terzi ed il numero di soggetti che potrebbero avere accesso ai dati.
A questo proposito, per le aziende con più di 250 addetti si pensa di creare la figura del professionista della privacy, soggetto indipendente che dovrà vigilare sul rispetto delle nuove norme europee e sulla conservazione dei dati.
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