Il nuovo regime dei minimi prevede l’applicazione di una tassazione al 5% che sostituisce l’Irpef e le addizionali che si applicano sui redditi percepiti dai soggetti.
Il nuovo regime si applica nell’anno in cui l’attività inizia e per i quattro successivi, per i più giovani il regime si applica per più di cinque periodi d’imposta, fino al compimento del trentacinquesimo anno di età.
Questo vale per la persona fisica che ha intrapreso un’attività di impresa, arte o professione dopo il 1 gennaio 2008.
I punti essenziali del nuovo regime fiscale
- Il sistema decorre dal 1 gennaio 2012;
- Dura 5 anni ed anche di più per chi è giovane, ma non oltre i 35 anni di età (es. chi inizia l’attività il 2012 ed ha 25 anni, usufruisce del regime fino al 2022);
- Vale per chi:
- percepisce ricavi o compensi non superiori ad euro 30.000,00 nell’anno precedente:
- non ha dipendenti;
- i beni strumentali acquistati nel triennio precedente non eccedono il valore di euro 15.000,00;
- Inizia l’attività nel 2012 o prosegue l’attività iniziata dopo il 2008 oppure non ha svolto nessuna attività nel triennio precedente;
- si può proseguire un’attività svolta da altri se i ricavi dell’anno precedente non sono superiori ai 30.000,00 euro
- Vige la tassazione al 5% che sostituisce Irpef ed addizionali
- Si è esclusi da Iva, Irap, Studi di settore
- Non si devono tenere scritture contabili
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🙂 bene! mi fa mooolto piacere..almeno una cosa buona dai
io invece mi attacco e anzi devo introdurre l’iva al 21% vero? sigh…
Cambierà anche il netto delle fatture con ritenuta d’acconto…spesso l’iva che si aggiungeva e la ritenuta che si sottraeva lasciavano inalterato l’imponibile essendo al 20%. Ora con l’Iva al 21% ci sarà un aumento del netto a pagare.
Vedremo cosa comporterà la cosa….
Salve, volevo chiedere con l’INPS cosa succede con questi regimi minimi? Viene ridotto, non si paga o resta invariato??
Grazie
Rimangono invariate le regole relative ai versamenti previdenziali perchè il cambio di normativa è intervenuto solo sulla tassazione dei redditi.
Buongiorno, una volta accertato di rientrare o meno del nuove regime al 5% è però necessario fare un’altra scelta che molti dimenticano. La posizione INPS. In merito credo si prospetta, per esempio nel caso di un professionista web che costruisce siti come Lauryn, la possibilità di aprire una posizione nella Gestione Separata oppure come Commerciante. Nel primo caso, corregga se sbaglio, il peso è del 26,72 (se non vi sono casse e quant’altro), mentre nel secondo di circa il 21%. Sapendo che vi sono stati precedemente anni di lavoro come dipendente assunto, lei cosa consiglia in merito? O perlomeno, quali sono le differenze sostanziali tra le due posizioni? Basandosi esclusivamente sulla percentuale mi verrebbe da dire “commerciante”. Sbaglio?
Sempre gentilissimo e puntuale
Saluti
La considerazione è importante ed efficace, perché purtroppo ho notato che si presta molta attenzione all’apertura o meno della partita iva e delle tasse che si dovranno pagare ma in effetti molti dimenticano dei contributi previdenziali, che sono obbligatori.
Basarsi solo sulle percentuali di contribuzione non è corretto perché l’Inps prevede un reddito cosiddetto ‘minimale’ di circa 14000 euro ed anche al di sotto di questa soglia bisogna versare all’ente un contributo fisso (Commercianti).
L’aliquota per chi si iscrive alla gestione separata inps è quella da lei riferita, calcolata sui compensi percepiti dal professionista. L’aliquota diminuisce al 17% se il lavoratore è titolare di pensione o è iscritto ad altre fome previdenziali.
Per il discorso sul lavoro pregresso ed i relativi contributi, consiglio a tutti di collegarsi al sito dell’inps e richiedere il pin online. Il servizio risulta molto utile perchè si può accedere al proprio fascicolo previdenziale per conoscere i contributi maturati ai fini della pensione. Con il pin si può anche verificare se esistono debiti iscritti a ruolo (cartelle Equitalia).
Buona giornata
Grazie per la spiegazione. Per quanto riguarda la posizoone contributiva anche io ho trovato utile l’accesso dal sito dell’INPS, visti anche i molti datori di lavoro che “non pagano i contributi”. Ad ogni modo vorrei ancora uan delucidazione sull’iscrizione come comemrciante invece che gestione separata. Oltre al 14000 di minimale, quale altre “controindicazioni” ha questa iscrizione (tenendo conto della aliquota al 21%, per esempio). Sapevo del NON principio di cassa per esempio.
Grazie per la disponibilità e la gentilezza.
Buon lavoro
Forse si riferisce al principio di competenza, per usare le indicazioni dell’Inps, i contributi previdenziali degli artigiani e dei commercianti sono calcolati sulla totalità dei redditi d’impresa dichiarati nel modello Unico, prodotti nello stesso anno al quale il contributo si riferisce. Sono dovuti, quindi, non solo sul reddito dell’attività che ha dato luogo all’iscrizione ma anche su tutti gli altri eventuali redditi di impresa conseguiti dal contribuente nel periodo di riferimento.
Nella gestione separata vige il principio di cassa, i compensi percepiti concorrono a formare il reddito dell’anno solare in cui sono riscossi, indipendentemente dal momento in cui si è avuta la prestazione lavorativa.
Salve, il discorso era proprio quello. Ad ogni modo mi premeva, e lo abbiamo fatto, far notare quanto altre al regime fiscale ci sono posizioni INPS piu o meno “agevoli” e che è comunque una scelta che deve essere fatta. Con l’avvento del nuovo regime al 5% e scegliendo l’inquadramento inps come commerciante al 21% il carico di tasse finale è sicuramente inferiore rispetto al ricadere nel regime normale con le aliquote IRPEF alle stelle e la Gestione Separata al 26,72%.
Saluti
Si, per quanto e’ impossibile paragonare il regime dei minimi al 5% con la tassazione IRPEF che parte dal 23%. Inoltre la tassazione dei minimi e’ detta sostitutiva perché sostituisce l’usuale IRPEF a scaglioni e le addizionali, per questo motivo non possono essere fatte valere in dichiarazione le varie deduzioni e detrazioni che servivano per abbassare le tasse da pagare. E’ un discorso tecnico, casomai cercherò di spiegarlo in un articolo.
quindi da quello che ho capito, chi ha iniziato la prorpia attività prima del 2008 deve tornare al vecchio sistema ed introdurre l’iva al 21% però a partire dal 2012 giusto?
Si e’ esatto, eventualmente potra’ scegliere il regime transitorio (ex minimi), che prevede alcune semplificazioni contabili.
Oggi sono andata ad un CAF perchè vorrei aprire la partita IVA, ma mi hanno detto che non posso più aprirmi quella nel regime dei minimi, perchè ho compiuto 35 anni da 22 giorni. Me lo conferma? La legge non si riferisce al 2012?
grazie mille!
Lei può aprire la partita IVA con il regime dei minimi quest’anno con la tassazione al 20% dei redditi di lavoro e se avrà gli ulteriori requisiti richiesti dalla legge, usufruire della tassazione al 5% per i quattro anni successivi, cioè fino al 2015. Se non dovesse avere i requisiti, entrerà nel cosiddetto regime residuale, con minori adempimenti contabili ma con la tassazione Irpef a scaglioni.
Eventualmente può aprire la partita IVA (verificando sempre che abbia i requisiti) usufruendo del regime delle nuove iniziative produttive, che non è stato abrogato dalla norma. Questo regime si applica per tre anni, prevede la tassazione al 10% e minori adempimenti in materia di IVA.
Mi permetto di ricordarle che presto assistenza in tutta Italia, quindi se vorrà sarò a sua completa disposizione.
Buona giornata
Giusto per intenderci,
leggevo prima l’articolo sugli ex-minimi su 20.000€ fatturati (somma delle fatture) la tassazione e circa del 41%, comprensivi di inps 770€ ogni 3 mesi, quindi il netto che un titolare di partita iva porta a casa e di circa 11.000€. Parlo di netto al 100%.
Circa 11.000€
Per aprire una nuova azienda con questo nuovo regime dei minini,
con i punti descritti sopra con un fatturato di 20.000€ quando porta a casa di netto includendo l’inps?
Penso sia doverosa una precisazione riguardo all’articolo che ha citato. Parlavo di compensi, essendo un esempio di massima e riferendomi come base ai redditi dei minimi, non ho tenuto conto degli eventuali costi sostenuti dal professionista che ovviamente variano da persona a persona. Diciamo quindi che più che fatturato, come ha indicato lei, si dovrebbe parlare di reddito ‘ante imposte’, l’articolo serve come base per capire il ‘peso’ del fisco nei due regimi.
Detto questo, il calcolo (ricordo che il regime vale solo per le persone fisiche e non le giuridiche) può essere sostanzialmente simile a quello effettuato con il vecchio regime ma sostituendo l’aliquota del 20% con il 5%. Le tasse ammontano a circa 733 euro, si pone però il problema delle eventuali ritenute d’acconto sulle fatture emesse ai titolari di partita iva che per ora rimangono al 20% e che possono essere portate in detrazione alle tasse dei minimi.
Come potrebbe capire leggendo le aliquote, si potrebbe creare la situazione in cui il professionista che emette tutte le fatture ai partita iva accumulerrebbe un credito superiore alle tasse da pagare, risultando così sempre creditore nei confronti del fisco.
La situazione come vede, non è così semplice da sviscerare 🙂
Dunque ricapitolando:
– Spese commercialista annui: dipende.
– Spese apertura p.iva: piu o meno 500€
– 5% di tasse per i primi 5 anni o piu
(Quindi Su un esempio di fatturato di 20.000€ annui.
Si paga il 5% ovvero 1000€ di tasse.)
– Le spese inps annue ?
Poi dovrebbe essere tutto…dico bene?
Se iscritto alla gestione separata paghi il 26,72% di contributi, quindi 5344 euro che scomputi dai tuoi guadagni, perché gli oneri previdenziali sono deducibili dal reddito. Dopodiché calcoli la tassazione al 5% su quanto ottenuto e paghi 732,8 euro di tasse. Questo sempre come esempio generico e non esaustivo.
Come hai calcolato le spese di apertura della partita Iva?
Premetto: ti/la sto tenendo in seria considerazione per gli sviluppi futuri. Grazie delle risposte!
Le spese le ho calcolate senza un costo fisso, o di riferiemento ma leggendole su vari siti e blog.
Un gran dubbio mi sorge dalla risposta.. “Se iscritto alla gestione separata…” il “SE” presuppone che ci sia un’altra alternativa…quale?
Possiamo darci del tu? Penso di essere ancora abbastanza giovane per meritarlo! In ogni caso, grazie a te per l’interesse dimostrato per il mio blog.
Ma vediamo quanto mi hai chiesto. L’apertura della partita IVA non presuppone bolli o tasse aggiuntive, se non eventualmente il compenso per il professionista che ti fornirà la consulenza per l’apertura della stessa. Personalmente mi sembra eccessivo il costo da te indicato, per questo ti ho fatto quella domanda.
Alternativa alla gestione separata può essere l’iscrizione ad una cassa obbligatoria per chi fa parte di un albo professionale (come me ad esempio), con le varie aliquote relative. Ho fatto l’esempio con la gestione separata perché non vi sono albi specifici per la tua professione.
Ciao, io ho iniziato con il regime dei minimi nel 2010. Ora ho 38 anni. Nel 2012 cosa mi spetta? Entro nel nuovo regime al 5% e lo mantengo per altri 3 anni oppure entro nel regime normale? Grazie
Dalle prime indicazioni del Fisco, i cinque anni del regime dei minimi valgono da quando si e’ aperta la partita IVA, quindi dovrebbe valere come da lei indicato, le consiglio pero’ di verificare bene tutti i requisiti, per vanificare eventuali cause ostative. Cordiali saluti
Buonasera,
sono un 25enne webdesigner al momento sotto contratto a progetto fino a dicembre con un netto annuale inferiore ai 15.000€. Occasionalmente svolgo alcune prestazioni occasionali con ritenuta d’acconto al 21%, sempre dentro ai 5.000€ massimi annui. A gennaio 2012 dovrò discutere con la società in cui mi trovo per decidere la forma contrattuale con cui proseguire la collaborazione. Volevo capire, in termini economici, quale sarebbe la strada migliore tra:
– aprire P.IVA e collaborare come libero professionista
– essere assunto a tempo determinato part-time (come da mie e loro intenzioni) e valutare apertura di P.IVA per poter gestire altre collaborazioni.
Premetto che sono piuttosto ignorante in materia fiscale.
Nel momento in cui avvierò la mia “attività” vaglierò l’ipotesi di chiedere un preventivo per il supporto necessario.
Grazie in anticipo.
Caro Davide, le posso riassumere il quadro, in base agli elementi che mi ha scritto: il regime dei minimi prevede che per usufruire della tassazione forfettaria al 5% non vi debba essere continuità con lavori svolti in precedenza, per la qual cosa non credo possa usufruire di questa agevolazione. Si troverebbe quindi in entrambi i casi a dover scontare le aliquote progressive basate sul reddito, ovviamente maggiore in caso di doppio lavoro dipendente-autonomo. In questo caso pero’ potrebbe usufruire di uno sconto sui contributi INPS, pagandoli con l’aliquota inferiore del 17% e se si dimostrasse che il lavoro dipendente fosse prevalente rispetto all’attività autonoma, potrebbe anche scontare i contributi per intero (ovviamente da dimostrare all’Inps). Per aiutarla di più dovrei avere almeno delle cifre su cui basarmi, per provare a fare una proiezione (ricavi-costi) che possa guidarla nel migliore dei modi.
Sono a sua completa disposizione, la ringrazio della considerazione che ha avuto nei miei confronti, in caso di bisogno, ha la mia mail.
Un’ultima breve domanda… Decidendo di rinunciare al contratto a tempo det. potrei usufruire cmq del regime del 5% o sarò cmq sempre tagliato fuori se decido di avviare un’attivitá “in proprio”?
La possibilità di usufruire della tassazione al 5% dipende dall’avere i requisiti richiesti, tra i quali il fatto che l’attività professionale non deve essere una mera prosecuzione del lavoro svolto in precedenza, anche con contratti a progetto. Se l’attività svolta come professionista sara’ di tipo diverso allora si potrebbe aprire la partita IVA con il nuovo regime dei minimi.
buonasera dott.
le volevo chiedere una cosa importante a cui ho trovato sempre risposte discordanti. La soglia dei 30000 indica il totale fatturato o il totale fatturato al netto delle varie deduzioni? cioè se emetto fatture per 36000 euro ma riesco a dedurne 6000 rientro nei minimi oppure no? grazie mille
Per i professionisti si fa riferimento all’ammontare di reddito, la cui determinazione è descritta nell’art. 54 del Tuir. Riporto brevemente il primo articolo, consigliandone ovviamente la lettura integrale del testo: ‘Il reddito derivante dall’esercizio di arti e professioni è costituito dalla differenza dell’ammontare dei compensi in denaro o in natura percepiti nel periodo d’imposta, … , e quello delle spese sostenute nel periodo stesso nell’esercizio dell’arte e della professione, … . I compensi sono computati al netto dei contributi previdenziali e assistenziali stabiliti dalla legge a carico del soggetto che li corrisponde.’
Si riferisce alla rivalsa dei contributi obbligatori, ciò non vale però per la rivalsa Inps, la cui percentuale, secondo altre disposizioni di legge, costituisce reddito e deve essere aggiunta all’ammontare dei compensi percepiti dal professionista.
Salve, vorrei sapere se posso rientrare nel nuovo regime dei minimi, dato che ultimamente mi sono venuti alcuni dubbi riguardo alla “non vi debba essere continuità con lavori svolti in precedenza”.
Ecco la mia situazione: il mese scorso ho terminato il periodo di apprendistato di 5 anni come apprendista operatore computer grafico in un’azienda artigiana. Da questo mese il contratto ovviamente si è trasformato a tempo indeterminato senza averlo ridiscusso. A questo punto ho deciso di licenziarmi a gennaio per diventare libero professionista e aprire una partita Iva. Non sono mai stato un lavoratore autonomo, al massimo ho effettuato rare prestazioni occasionali di piccoli importi. La mia nuova attività sarà quella di sviluppatore di applicazioni web e di applicazioni mobile, che svolgerò autonomamente a casa o in un eventuale mio studio in futuro. Negli ultimi 5 anni nell’azienda dove attualmente lavoro, ho eseguito diverse attività del settore ma non ho mai avuto una mansione fissa come quella che andrò ad avere nella mia nuova attività. In ogni caso non posso negare che ho anche svolto attività che andrò a svolgere come lavoro autonomo. Come e chi andrà a valutare questa cosa? Potrei trovare problemi a rientrare nel regime minimo? Come conviene comportarsi?
Grazie mille in anticipo di tutto,
Luca
Come ho riportato in un altro post, al momento chiarimenti sulla norma sono venuti dall’aggiornamento del Telefisco de ‘ Il Sole 24 Ore’, in cui Paolo Tosoni ha esposto l’esempio dell’operaio metalmeccanico che si licenzia dall’impresa in cui lavorava per aprire la propria officina. In questo caso non ci sono elementi ostativi all’inizio dell’attività. Ovviamente sarebbe cosa diversa si continuasse a lavorare per l’ex datore di lavoro, emettendo una fattura mensile con gli stessi importi che si percepiva come lavoratore dipendente, perché in questo caso sarebbe palese il collegamento e ‘la mera prosecuzione dell’attività pregressa’.
Buongiorno,
ho la partita iva dal 2006 (consulenza) e sono anche un lavoratore dipendente full time a tempo indeterminato. Fino ad oggi ho aderito al regime dei minimi e alla gestione separata per l’inps. Cosa cambia dal 2012 (soprattutto per l’inps), tenendo conto che ho i requisiti per rientrare nel regime residuale dei minimi?
Grazie molte
Non sarà più soggetto a tassazione sostitutiva del 20% sui redditi da lavoro autonomo ma sarà soggetto alle aliquote IRPEF a scaglioni sui redditi totali che lei percepirà come autonomo e come dipendente. In buona sostanza, ci potrà essere un’aggravio nell’ammontare delle tasse da pagare. Per quanto riguarda i contributi previdenziali, le quote che pagherà in funzione di quanto guadagnato come autonomo potranno comunque essere detratte dai redditi come per i minimi, perché ciò è previsto per legge.
Salve, un professionista che ha aperto la partita iva nel 2009 come contribuente minimo (gestione separata) e sempre nello stasso anno, in seguito ad un’acquisto di un immobile esce dal regime (con il senno di poi errore tremendo) può dopo tre anni tornare al nuovo regime dei super-minimi?
Si può ritenere che dopo il triennio obbligatorio per la contabilità semplificata possa usufruire del regime dei minimi, ma solo se rispetta tutti i requisiti richiesti dalla normativa.
mi scusi ancora un altra domanda:
Questo vale per la persona fisica che ha intrapreso un’attività di impresa, arte o professione dopo il 1 gennaio 2008.
La mia prima attività (impresa edile) l’ ho intrapresa nel 2004 ma ho chiuso nel dicembre 2008. Nel 2009 non ho lavorato, poi nel 2010 ho intrapreso la mia attività corrente ed a gennaio 2011 sono passato al regime dei minimi.
Secondo lei io ci rientro nel nuovo regime?
Non bisogna aver svolto nessuna attività nel triennio precedente l’apertura della partita iva, quindi credo di no. Buon lavoro
Buongiorno Dott. Micera,
complimenti per il blog interessantissimo anche perchè di questi tempi pochi come lei risponde così velocemente. La mia domanda è questa: Ho aperto partita iva con regime dei minimi, libero professionista, a luglio 2011 ed ho compiuto 41 anni ad Agosto 2011, sono dentro al nuovo regime oppure da Gennaio 2012 devo entrare in regime semplificato? Grazie e buona giornata.
Il nuovo regime dei minimi vale per il primo anno ed i quattro successivi quello di apertura della partita IVA indipendentemente dall’età, avendo pero’ tutti i requisiti richiesti. Se così fosse, nel suo caso potrebbe usufruire del regime fino al 2015. Cordiali saluti
Salve, ho un dubbio che non riesco a dipanare, ho 42 anni e vorrei aprire a gennaio la p.iva con regime dei minimi come consulente. Posso o poichè supero i 35 anni non posso più?
GRAZIE
Se ha tutti i requisiti imposti dalla legge può avviare la sua attività e usufruire del regime per cinque anni. Cordiali saluti
Buongiorno, ho terminato la pratica per consulente del lavoro e ho sostenuto l’esame a maggio 2011. Durante il praticantato avevo un rapporto di lavoro dipendente con il mio dominus che terminerà il 31/12/2011. A gennaio 2012 terminerò il rapporto di lavoro dipendente, mi iscrivero’ all’albo dei consulenti del lavoro e apriro’ partita iva. Posso rientrare nel regime dei minimi? grazie
L’iscrizione all’albo fa configurare una tipologia di attività diversa rispetto alla precedente. Bisogna dire però che se le prestazioni eseguite sono le stesse, si fatturerà allo studio (o ai clienti dello stesso) o si useranno i mezzi dello studio professionale vi può essere continuità e quindi una causa ostativa alla possibilità di optare per il nuovo regime dei minimi.
Non ho capito bene la storia dei 35 anni…. Io ho 32 anni, ho la partita iva dal 2006′ i primi tre anni con agevolazione nuovi regimi e i successivi fino al 2011 con il regime dei minimi… Posso ancora usufruire dei minimi avendo meno di 35 anni???
Può usufruire del nuovo regime dei minimi solo chi ha aperto la partita Iva dopo il 31 dicembre 2007, quindi nel suo caso transiterà nel regime semplificato degli ex minimi.
Dott. Micera buongiorno, complimenti per questo utilissimo blog. Le chiedo una cosa, ho aperto la p. iva scegliendo il regime dei minimi ad ottobre 2010, ho 36 anni, sono un libero professionista che fa il tecnico informatico in un centro congressi fatturando alla fine di ogni mese, secondo lei posso rientrare nel nuovo regime dei minimi oppure no? Non ho capito se posso usufruire del nuovo regime dei minimi continuando l’attività svolta da ottobre 2010 a dicembre 2011.
Grazie e buon lavoro
Grazie mille per i complimenti. In linea di massima, il regime dei minimi vale per il primo anno d’imposta ed i quattro successivi. Poiché ha aperto la partita Iva nel 2010 potrà accedere al nuovo regime dei minimi fino al 2015 (quinto anno). Non oltre, avendo già più di 35 anni di età. Consiglio sempre di verificare che abbia tutti i requisiti previsti dalla normativa oltre quelli previsti per i ‘vecchi minimi’.
Buongiorno Dottor Micera.
Sono un quarantenne lavoratore dipendente per il quale l’azienda ha fatto richiesta di contratto di solidarietà al 20%.
Sono stato nominato da poco Consulente tecnico per il tribunale locale, per cui dovrei aprire partita Iva per poter poi presentare l’onorario.
Essendo lavoratore dipendente, posso rientrare nel regime dei minimi?
In caso positivo,
1) L’importo dei 30 mila euro va inteso come somma del lavoro autonomo e di quello dipendente?
2) In termini previdenziali, cosa dovrei pagare come lavoratore autonomo? In qualche modo l’iscrizione all’inps come lavoro dipendente copre la previdenza come “autonomo”
La Ringrazio
Marco
Il rapporto è ancora in corso quindi non si può parlare di mera prosecuzione, i 30 mila si riferiscono al lavoro autonomo. L’iscrizione come dipendente non copre la previdenza come autonomo, dovrà valutare quindi l’adesione ad una cassa previdenziale oppure alla Gestione separata Inps (secondo il suo caso). Sono comunque previste aliquote agevolate per chi versa già altri contributi previdenziali.
Cordiali saluti
anzi tutto complimenti per l’eccellente servizio reso.ho 50 anni sono una lavoratrice dipendente , nel 2009 ho aperto la p.iva con regime dei minimi per poter fare fattura per attività di lavoro autonomo (revisione contabile).Con il nuovo regime dei minimi posso proseguire la mia attività di lavoro autonomo sino al 2013? qs nuovo regime dei minimi consente la separazione dei redditi (autonomo-dipendnete), o meglio la non cumulabilità dei due redditi? il reddito da lavoro dipendente seppur in prrsenza anche di lavoro autonomo beneficia delle detrazioni (es lavoro dipendnete, spese mediche.. int passivi) previste per legge per tali redditi? o no?
grazie anticipatamente della cortese risposta
Grazie molte. Sembra, nel silenzio normativo, che possano coesistere lavoro autonomo e lavoro dipendente perché in linea di massima si parla di prosecuzione dello stesso e non di ‘coesistenza’. Per quanto riguarda l’altro quesito anche il nuovo regime dei minimi è sottoposto a tassazione sostitutiva dell’Irpef e delle addizionali quindi eventuali detrazioni (spese mediche ecc.) potranno valere sugli altri redditi (dipendente). Cordiali saluti
non mi e’ mai successo di rivolgere un quesito ad un professionista ed avere, soprattutto a titolo gratuito, risposta esaustiva ed in tempi cosi’ celeri. farei un appello a tutti i blogger per rivolgersi al suo studio per ogni esigenza professionale. i professionisti come lei vanno premiati.ancora grazie
Ciao Fabio, ottimo post, preziosissimo!
Sono uno studente universitario senza lavoro e ogni tanto mi capita di fare dei siti. Ho tutti i requisiti elencati nell’articolo per rientrare nel nuovo regime dei minimi.
Vorrei aprire la p.iva, per come ho capito io che sono totalmente ignorante in materia, da libero professionista con gestione separata dell’INPS. Quindi di quello che andrò a guadagnare dovrei pagare il 5% + il 26,72% per l’INPS?
(se non è così fermami subito)
Se in più volessi anche vendere dei banner pubblicitari sul mio blog, come mi devo comportare e quali sono i costi?
Nel senso, devo cambiare il tipo di p.iva? Posso mantenere la gestione separata dell’INPS pagando solo per quello che ricavo e non il fisso di 2.900€ ?
Ti ringrazio e complimenti per la serietà e disponibilità che hai dimostrato in tutto il web! (ti trovo spesso citato in siti e forum), ciao
Grazie mille dei complimenti. Sono giuste le considerazioni circa la tassazione ed i contributi da versare nel caso tu volessi fornire solo consulenze. Se vuoi ampliare l’attività si dovrebbe valutare bene il codice attività e se ricadresti nella gestione ordinaria (i 2.900 di cui parlavi prima). Sono a tua disposizione se ti serve un consulente, mandami una mail. A presto
Ti ringrazio, come sempre sei molto gentile. Appena avrò bisogno di un commercialista, mi rivolgerò sicuramente a te!
A presto
Grazie mille
Buongiorno,
Volevo chiederle il suo parere in merito alla possibilità o no di usufruire del regime dei “super minimi”.
Sono un architetto belga, ho aperto la partita IVA nel 2009, scegliendo il regime dei minimi, però prima di questo ho lavorato presso un ingegnere con un contratto di apprendistato in quanto per l’abilitazione alla professione di architetto era necessario due anni di praticantato presso uno studio ( ma ho fatto più di due anni). Posso usufruire adesso del regime del 5% o no?
Grazie mille.
L’attività di praticantato non è ostativa all’accesso al nuovo regime dei minimi. Secondo gli esperti del Sole 24 Ore, questa precisazione nella normativa si riferisce al fatto che il praticantato deve essere inteso come ‘remunerato’, non ha importanza se come dipendente o come lavoratore autonomo altrimenti non sarebbe stata necessaria alcuna precisazione. Cordiali saluti
Bellissimo….ma chi non ha più 35 anni? è in vista qualcosa?
Una domanda,può apparire stupida ma sono totalmente all’asciutto in materia 😀
Ho aperto partita iva a gennaio 2012,solo consulente assicurativo,ho 35 anni compiuti e volevo sapere 2 cose:
1)se ho comunque diritto a rimanere nel regime dei minimi per 5 anni
2) se i contributi inps dovrò cominciare a pagarli dal 2013 in quanto il reddito del 2011 è pari a zero. Grazie
Se si hanno tutti i requisiti previsti dalla legge, la stessa prevede che chi inizia l’attività ha diritto ad usufruire dello stesso per l’anno in cui si inizia l’attività professionale ed i quattro successivi, a prescindere dall’età. I contributi Inps dovranno essere calcolati in base al reddito prodotto, se ha iniziato l’attività quest’anno, i calcoli varranno per il 2012 (nel 2011 non aveva iniziato l’attività professionale, a meno che non avesse svolto altre attività di cui non ha scritto).
Cordiali saluti
Salve,
vorrei aprire P.iva per l’attività di Dog sitter, più in generale Pet sitter, comunque la mia attività sarebbe svolta in maniera individuale, semplicemente portando a passeggio i cani o recandomi presso il domicilio del cliente per accudire altri animali domestici (gatti o altro).
Ho 44 anni, ma so di rientrare nel regime dei minimi, quello che non mi è chiaro è se si tratta di un’attività d’impresa o se posso essere considerato un libero professionista. Questo ovviamente per capire se mi conviene, viste le previsioni di guadagno intorno ai 12000 euro per ora.
La ringrazio per la Sua eventuale risposta.
La differenza sostanziale tra l’impresa ed il lavoratore autonomo è che l’attività di lavoro autonomo si caratterizza per la prevalenza del lavoro svolto rispetto al capitale, al contrario dell’impresa dove prevale l’organizzazione di beni, servizi e risorse umane a disposizione.
Penso che lei si possa indentificare come lavoratore autonomo. Cordiali saluti
La ringrazio per la risposta.
Purtroppo alla Camera di Commercio mi hanno detto, pochi giorni fa, che è considerata attività d’impresa artigiana, ma spero, anche con la sua risposta, di poter fare diversamente.
Grazie ancora e cordiali saluti
Di nulla, tenga presente quanto detto dalla Camera di Commercio, sicuramente è più aderente alla normativa poiché purtroppo non seguo casi del genere. Si informi anche delle eventuali autorizzazioni sanitarie. Le ricordo in ogni caso che anche come ditta individuale può aderire al regime dei minimi e godere della tassazione al 5%. Cordiali saluti
Grazie per l’ulteriore delucidazione sulla possibilità di iscrivermi al regime dei minimi. Il problema però a questo punto, se venissi inquadrato come impresa, sarebbe l’onere dell’inps ogni tre mesi… che è una bella batosta per l’inizio di un’attività.
Grazie per la disponibilità.
Cordiali saluti
Buongiorno, pongo una domanda forse diversa dal “solito”.
Detto che riguardo al poter accedere al regime dei minimi la legge dice questo:
“non deve aver acquistato, anche mediante contratti di appalto e di locazioni, nei tre anni precedenti a quello di entrata nel regime dei minimi, beni strumentali (beni mobili e immobili) il cui valore superi la somma di 15mila €uro. Rientrano nel plafond dei 15mila €uro anche i canoni di locazione o noleggio di beni strumentali, inclusi anche quelli relativi ai beni immobili (ad esempio le spese per l’affitto dell’unità immobiliare in cui si svolge l’attività). Per i beni strumentali ad uso promiscuo essi rilevano, ai fini del plafond di 15mila €uro nella misura del 50% del loro costo di acquisto al netto dell’IVA;”
Detto inoltre che ho adottato il regime dei minimi in quanto ogni presupposto è valido, ma se tali acquisti superiori a 15.000 dovessi farli ora? Per capirci, se dovessi ristrutturare casa o acquistarla (chiaramente con mutuo)? Casa, non ufficio ovviamente.
Uscirei dal regime l’anno prossimo? Oppure la si può interpretare solo come acquisti antecedenti all’ingresso nel regime?
Grazie in anticipo. Saluti
Daniele
Salve e grazie per il post. Vorrei sapere se si apre un’ attività che rientra nel regime agevolato a 32 anni, si resta in questo regime solo per 3 anni ossia al compimento dei 35, oppure per 5 anni?
Per cinque anni dall’inizio dell’attività.
Cordiai saluti
Salve, vorrei chiedere un informazione sulla modifica, che pare sarà introdotta nella legge di Stabilità 2015, riguardo al Regime dei Minimi.
Nel 2012 ho aperto una partitva iva con questo regime con imposta sostitutiva al 5% e vorrei capire, nel caso passasse la legge, se anche io subirò l’aumento al 15%. Grazie.
Si può anche continuare a rimanere nel regime dei minimi fino alla fine dei cinque anni o fino a 35 anni di età se si è più giovani. Non si ha l’obbligo di transitare nel regime forfettario del 2015 previsto dalla Legge di Stabilità.